Grazie al telescopio spaziale Kepler, è stato possibile osservare due eventi di esplosione di una supernova,che sono quanto mai difficili da individuare a causa della durata pari a pochi minuti. Le esplosioni hanno mostrato le caratteristiche tipiche delle supernove di tipo II: queste stelle presentano una massa superiore alle 9 masse solari, che negli ultimi stadi della loro vita arrivano a sintetizzare ferro-56 attraverso il processo di fusione. La massa di ferro accumulatasi è diviene poi tale da far collassare la stella su sè stessa, per esplodere subito dopo emettendo una potente onda d'urto e l'espulsione degli strati esterni, mentre il nucleo collassa in una stella di neutroni.
L'osservazione delle due supernove effettuata da Kepler ha mostrato che entrambe le curve di luce si rifanno precisamente al modello, mentre sono state emesse onde d'urto solo dalla stella più massiccia. Ciò è forse spiegabile con la presenza di gas intorrno alla più piccola, che non le ha permesso di svilupparla. Il diagramma mostra la curva di luce tipica delle supernove di tipoII. Si noti la lumonisità al momento della deflagrazione.
Alcuni astrofisici dell'Infrared Processing and Analysis Center (IPAC) presso il California Institute of Technology di Pasadena diffondono la notizia della scoperta di galassie spirali con luminosità da 8 a 14 volte quella della Via Lattea, massa fino a 10 volte ed estensione da 2 a 4 volte quella della nostra galassia. La scoperta à avvenuta mentre si stavano cercando galassie massicce e luminose nel NASA/IPAC Extragalactic Database (NED), un archivio online che contiene dati su oltre 100 milioni di galassie. In un primo tempo, queste entità sono passate inosservate perché ritenute più vicine a noi di quanto in realtà non siano, e la loro formazione rappresenta ora un mistero. Infatti, secondo la teoria, oggetti di tali dimensioni dovrebbero avere una morfologia ellittica. Inoltre, 4 delle 53 galassie identificate presentano due nuclei, il che suppone che la loro origine sia dovuta allo scontro tra due galassie più piccole, impatto che, sempre secondo la teoria, avrebbe dovuto generare galassie ancora ellittiche.
Lo strumento italiano VIR (Visual and Infrared Spectrometer) a bordo della sonda Dawn della NASA e fornito dall'Agenzia Spaziale Italiana, sotto la guida scientifica dell'Istituto Nazionale di Astrofisica ha scoperto la presenza di acqua sulla superficie del pianeta nano Cerere, localizzato nella fascia principale degli asteroidi, anche se non è chiaro se si trovi allo stato liquido o solido, o imprigionata nelle rocce. La presenza dell'acqua è stata individuata nel cratere Oxo, un cratere di recente formazione con un diametro di circa 9 chilometri. Grazie ai primi dati dello strumento GRAND (Gamma Ray and Neutron Detector) sono state individuate concentrazioni di idrogeno maggiori in prossimità dei poli; ciò rafforza l'ipotesi che possa trovarsi ghiaccio d'acqua in prossimità dei poli di Cerere, essendo l'idrogeno il principale costituente dell'acqua.
È stata avvistata, nella galassia di Andromeda, una nuova stella di neutroni, con un periodo orbitale di 1.2 secondi. La scoperta è avvenuta riesaminando i dati raccolti da XM-Newton, un telescopio spaziale di proprità dell'Agenzia Spaziale Europea, nel periodo compreso tra il 2000 e il 2013. Il materiale è stato analizzato in seno al progetto EXTraS (Exploring the X-ray Transient and variable Sky) condotto dai riceratori italiani dell'Istituto Nazionale di Astrofisica.
Un nuovo studio ha dimostrato, attraverso i dati dell'osservatorio a raggi X Chandra della NASA, che le tempeste solari stanno dando vita a gigantesche aurore boreali su Giove, otto volte più luminose del normale, e centinaia di volte più energetiche di quelle terrestri ed estese su un'area maggiore dell'intera superficie terrestre. Si tratta della prima volta che le aurore gioviane vengono studiate ai raggi X mentre una gigantesca tempesta solare arrivava sul pianeta.